Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale celebrata ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
In occasione di tale giorno, l’Istituto Italiano di Cultura invita a una conferenza dello storico Andrea Vitello in cui presenta il suo libro:
“Il nazista che salvò gli ebrei. Storie di coraggio e solidarietà in Danimarca”
Quando il 28 settembre 1943 il nazista tedesco Georg Ferdinand Duckwitz, membro dell’ambasciata tedesca a Copenaghen, venne informato dell’imminente deportazione, nei campi di concentramento, dei circa settemila ebrei danesi, questi avvertì subito i suoi amici del partito socialdemocratico che dettero l’allarme dell’incombente pericolo alla comunità ebraica. Così gli ebrei, aiutati dalla popolazione danese, riuscirono prima a nascondersi dal raid nazista avvenuto la notte tra il 1° e il 2 ottobre, e poi a scappare in Svezia, Paese rimasto neutrale. In questo modo il popolo danese riuscì a salvare quasi tutti gli ebrei presenti in Danimarca. Il caso danese è unico perché, rispetto ad altri salvataggi avvenuti nel corso della Seconda guerra mondiale in altri Paesi, in Danimarca una gran parte della popolazione, dal re fino alle persone appartenenti alle classi sociali più umili, contribuì al salvataggio degli ebrei. La figura del nazista tedesco Duckwitz fu importantissima, perché fu l’unico politico nazista a opporsi alla deportazione degli ebrei. Anni dopo la fine della guerra Duckwitz e molti danesi verranno riconosciuti come “Giusti tra le Nazioni” dallo Yad Vashem.
Nel libro l’autore racconta questa storia grazie all’analisi scientifica di fonti, documenti e testimonianze.
L’evento è aperto a tutti previa la registrazione QUI
*
La popolazione danese portò quasi tutti gli ebrei in Svezia, paese rimasto neutrale, riuscendo così a salvarli. Il tutto fu reso possibile grazie ad una resistenza che coinvolse gran parte della popolazione danese dal Re Cristiano X fino alle persone più umili. Il tutto avvenne anche grazie all’aiuto di un nazista tedesco al comando in Danimarca.
La resistenza nonviolenta danese, cominciò di fatto subito dopo l’occupazione tedesca del paese. Inizialmente consistette nello stampare volantini e giornali clandestini, ma in breve tempo coinvolse molti aspetti della società. L’obbiettivo della Germania era quello di nazistizzare la società danese, ma non vi riuscì. Infatti, quando i tedeschi favorirono l’uscita a Copenaghen di un giornale antisemita, sul modello del «Der Stürmer» di Julius Streicher, questo fu costretto a chiudere per le poche vendite. Anche le mostre di letteratura così come le proiezioni di film di propaganda antisemita, vennero chiuse per mancanza di pubblico. Tra le varie forme di resistenza nonviolenta vi era anche quella di voltarsi dall’altra parte quanto suonava la fanfare tedesca o di lasciare i locali, bar, librerie etc, fin quando i tedeschi non se ne fossero andati.
Quando la Danimarca era sotto occupazione nazista, il suo governo si rifiutò più volte di considerare la “questione ebraica” e di introdurre la legislazione antisemita, nonostante le pressioni tedesche. Gli ebrei vivevano liberi come si evince dalle testimonianze e dalle foto presenti nel libro.
La resistenza nonviolenta danese mutò nell’estate del 1943, quando si passò agli scioperi e ai sabotaggi. Quando si venne a scoprire del raid nazista la popolazione danese prima nascose gli ebrei e poi li trasportò in Svezia, a rischio della propria vita. La resistenza danese cominciò ad organizzarsi proprio per salvare gli ebrei. Nel saggio vi sono molte storie e testimonianze.
In Danimarca era presente una delle più antiche democrazie d’Europa e, durante i secoli, la discriminazione e il razzismo istituzionalizzati, non solo nei confronti degli ebrei ma di qualsiasi altra persona, erano sempre stati respinti dal Parlamento. La società si era evoluta all’insegna dell’empatia e della tolleranza, includendo senza discriminazioni persone e comunità, compresa quella ebraica.
Nel 1933 mentre i nazisti prendevano il potere in Germania, gli ebrei di Copenaghen celebravano il centesimo anniversario della loro sinagoga alla presenza di re Cristiano X. La Danimarca non lasciò mai soli nè gli ebrei apolidi nè gli ebrei danesi deportati a Terezin. Grazie a molti sforzi riuscì a inviargli pacchi umanitari e a organizzare una visita della Croce Rossa. Infine si trovò il modo di giungere ad un accordo per farli liberare.
Sono stati riconosciuti ufficialmente ventidue danesi Giusti tra le Nazioni, anche se avrebbero potuto esserne riconosciuti molti di più. La Resistenza e gli altri gruppi che contribuirono al salvataggio degli ebrei decisero però di non far pervenire il loro nome allo Yad Vashem in quanto reputavano le loro azioni collettive e come normali atti da compiere in determinate circostanze.