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Workshop/ conferenza “La Terra Italiana” con l’artista e attivista Massimo Catalani

Massimo Catalani nasce a Roma nel 1960. Si laurea nel 1988 in Composizione Architettonica e nel progetto di tesi sperimenta, e inventa, degli impasti pittorici al confine tra la pittura, scultura, muratura d’architettura ed è qui che decide per il suo debutto come artista.

Nel corso degli anni la sua arte ha spaziato in vari campi, dal mondo naturale, a quello architettonico, all’esaltazione della tradizione italiana. Alcune delle sue opere sono diventate simboli di sensibilizzazione verso la natura e l’ambiente marino.

L’Istituto Italiano di Cultura è lieto di ospitare un intervento/ workshop con Massimo Catalani dove Catalani porterà l’osservatore davanti al “quesito del foglio bianco” e il pubblico potrà vedere realizzarsi in diretta una sua opera. L’evento si svolgerà in modalità dialogica con il pubblico in quanto quest’ultimo potrà interagire e porre domande all’artista.

L’opera che prenderà forma durante il workshop è intitolata “La terra italiana”, in omaggio all’amore che accomuna i presenti per l’intima essenza della terra italiana. Intorno a questo argomento si sviluppa un lento ed operoso talk show dove gli argomenti si sommano e accavallano e le interruzioni sono ammesse.

L’opera verrà creata con una tecnica unica, con un impasto con acqua e colla, una terra argillosa presa intorno a Siena ed un calcare in uso nell’edilizia della zona di Assisi. Due terre prese a campione delle infinite varietà che compongono il nostro paese.

Durante l’evento sarà offerto un calice di vino italiano ai partecipanti.

catalani pitt

Abstract:

Con il mio intervento-workshop all’Istituto Italiano di Cultura a Copenhagen vengo a portare l’osservatore davanti al “quesito del foglio bianco” che mi riguarda prima come cittadino e poi come artista: il punto un cui si apre un conflitto fra la parte più temeraria che è in noi e quella più timida. Essere in procinto di fare e non sapere ancora esattamente cosa sapendo che la risoluzione di questo conflitto è ciò che sarà la forma. Non c’è un manuale perché l’arte occidentale è fatta così, l’unica cosa che si può insegnare è la abitudine e la pazienza nell’affrontare il foglio che, come Moby Dick, è bianco, ci fa paura e racconterà per sempre la storia di quello che stiamo facendo, l’esperienza del vero. C’è un secondo elemento: si passa dalla questione soggettiva a quella oggettiva che riguarda l’immagine riflessa dell’Umano nel momento in cui attraversa una trasformazione radicale e velocissima e dove i confini tra l’intelligenza umana e quella delle macchine si fanno più incerti e lui è sempre più spesso davanti al foglio bianco, serve una palestra. C’è una terza questione collettiva, quella delle relazioni empatiche tra gli uomini: nessun autore compone un’opera per lasciarla nel cassetto, tutte sono destinate a qualcuno o qualcosa. C’è un quarto ed ultimo aspetto: il rapporto con il tempo, il foglio bianco lo misura. In questi contesti una cartolina dipinta è un messaggio duraturo, nato per avere valore nel tempo. In un Pianeta che muta l’arte, e tutte le arti, ha un ruolo centrale ed indispensabile: lega l’uomo ed il suo contesto storico e ne resta testimone e messaggera.

L’ingresso è libero.