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Mostra: L’arte di copiare

L’Istituto Italiano di Cultura è lieto di ospitare una mostra di acquerelli raffiguranti le pitture delle tombe etrusche datate tra il VII e il III secolo a.C.

L’ambizioso progetto di copiare le pitture delle tombe fu ideato dall’imprenditore e collezionista Carl Jacobsen, fondatore della Ny Carlsberg Glyptotek, insieme all’archeologo tedesco Wolfang Helbig, ispettore onorario dei monumenti di scavi di antichitá del territorio di Corneto Tarquinia dal 1887 al 1899.

Carl Jacobsen era appassionato delle culture dei popoli dell’Italia antica e la visita alla necropoli di Tarquinia con l’archeologo lo colpì tanto da commissionare la realizzazione dei facsimile delle pitture funerarie.

Sotto la supervisione di Helbig, dal 1897 al 1910 il pittore Alessandro Morani guidò una squadra composta da Oreste Marozzi, Oscar Mancinelli, Egidio Querciola, Pietro Ghignoni e Lili Helbig, con i quali eseguì 166 acquerelli e oltre 400 lucidi che riproducono i dipinti delle tombe di Tarquinia, Chiusi, Orvieto e Veio.

Un calco dei contorni delle figure veniva tracciato su un lucido appoggiato alla parete e poi questo veniva trasferito in atelier su tela, le fotografie in bianco e nero furono di supporto alla produzione.

Questi acquerelli erano i materiali preparatori per le copie in scala 1:1 delle pitture funerarie della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e appartengono all’ampia collezione che l’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma acquisì nel 1945 da Lili Helbig, moglie di Morani.

I dipinti documentano le pitture nel loro reale stato di conservazione, senza integrazioni delle parti mancanti o arbitrarie idealizzazioni degli affreschi, ne riproducono la sfumatura esatta dei colori, i dettagli delle figure dell’originale, rispettandone lo stile.

Le tombe etrusche più riccamente decorate sono riservate a defunti di alta classe sociale e attraverso i dipinti offrono una visione unica della straordinaria cultura etrusca: scene di vita quotidiana, banchetti, cortei, competizioni sportive e giochi, scene di caccia.

Una testimonianza particolarmente preziosa, considerando che molti dei dipinti originali oggi sono completamente o parzialmente distrutti.

La mostra è composta da 22 acquerelli e nasce dalla collaborazione con l’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma e Ny Carlsberg Glyptotek, che ha gentilmente prestato due dei loro dipinti a olio 1:1 e 5 acquerelli. Per la prima volta sarà quindi possibile confrontare i tre stadi del progetto promosso da Jacobsen.

La mostra è visitabile fino al 30 aprile.

  • In collaborazione con: Svenska Institutet i Rom og Ny Carlsberg Glyptotek